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Peirce, Charles Sanders.

Filosofo, fisico e matematico statunitense. Pragmatista e creatore dello stesso termine pragmatismo, visse isolato dalla vita culturale del suo tempo e non riuscì a pubblicare nessun libro, pur collaborando, con saggi, a vari periodici. Figlio del matematico Benjamin, fu da lui indirizzato verso gli studi scientifici. Dopo aver studiato alla Harvard University, nel 1861 entrò a far parte dell'United States Coast and Geodetic Survey. Si laureò in Chimica e diede alcuni importanti contributi in campo astronomico e nella determinazione della costante gravitazionale (Photometric researches, 1878). I suoi interessi si spostarono poi verso la filosofia della scienza e la logica. Insegnò Filosofia alla Harvard University e alla Johns Hopkins University di Baltimora (1879-84), dove fondò una scuola che collaborò con lui alla stesura del testo Studi di logica (1883). Solo la pubblicazione postuma dei suoi inediti, curata dall'università di Harvard, restituì a P. il suo posto tra i maggiori pensatori contemporanei. Giunse alla propria concezione filosofica attraverso Kant, da cui trasse la convinzione che i principi e le categorie del processo conoscitivo derivano dalla logica. Questa, però, che in Kant si presenta come una costruzione compiuta, in P. è scienza del divenire. Rilevante è il contributo da lui dato al rinnovamento della logica algebrica portata fino alle soglie della logistica. Rifiutando l'atteggiamento psicologistico, che faceva delle leggi logiche "leggi del pensiero", egli mirava a una logica oggettiva, sull'esempio di F.L.G. Frege. Nel tentativo di formulare un'adeguata teoria della conoscenza, P. cercò di ricondurre la logica a una semiotica o scienza dei segni. Secondo la definizione data da P. del segno - "qualcosa che sta al posto di qualcos'altro (oggetto) per qualcuno (interpretante), sotto qualche rispetto" -, esso possiede una natura triadica, ovvero possiede tre qualità (qualità materiale, applicazione dimostrativa, significato) e tre riferimenti: a se stesso in quanto rappresentazione, al suo oggetto e al suo interpretante. Il modo in cui il segno significa, cioè il "rispetto", è determinato dalle categorie fenomenologiche, ricavate dall'analisi dei fenomeni di coscienza. Il pensiero risponde alle leggi della semiotica, è cioè una relazione interpretativa tra segni. In questa ricerca logico-semiotica si inquadra il pragmatismo di P., nella cui stessa formulazione verbale è espressa la volontà di sottolineare l'aspetto utilitaristico della scienza, il suo carattere di strumento per la soddisfazione dei bisogni dell'uomo. Si tratta di una dottrina che, reagendo all'intellettualismo astratto dell'Ottocento, prende atto del fallimento della ragione nella sua presunzione di poter risolvere, in sede teorica, i problemi tradizionali della metafisica, e proclama il criterio della verifica pratica: un pensiero è vero soltanto per le conseguenze pratiche che da esso conseguono; un problema metafisico può essere risolto se entra nella sfera della volontà e dei suoi interessi vitali. L'esistenza di Dio, per esempio, non si dimostra rimanendo entro l'ambito delle argomentazioni razionali, ma soltanto se si valutano le conseguenze pratiche che derivano alla nostra esistenza dalla accettazione o meno del concetto di Essere assoluto. Né l'immortalità dell'anima si dimostra avvalendosi delle argomentazioni di una psicologia razionale che presuma di conoscere scientificamente un Io sostanziale, ma solo considerando l'impulso profondo che essa conferisce alla nostra vita morale e sociale. Anche gli atti più semplici del pensiero sono interpretati sotto questa prospettiva volontaristica: è la "volontà di credere" che orienta il nostro giudizio verso l'una o l'altra alternativa e conduce sino in fondo l'impegno assunto con l'atto iniziale. Le conseguenze pratiche sono la verifica totale della verità del nostro giudizio e delle nostre azioni. Unitamente agli altri principali indirizzi del pensiero contemporaneo (Neopositivismo, Esistenzialismo, Fenomenologia, Neorealismo, Marxismo), il Pragmatismo, che prese avvio da P. e che ebbe poi in America quali maggiori rappresentanti W. James e J. Dewey, ha contribuito alla distruzione di ogni sapere dogmatico che pretenda di essere definitivo, conclusivo, eterno. La pubblicazione dell'opera omnia di P. in sei volumi (The Collected Papers of Charles Sanders Peirce) avenne tra il 1931 e il 1935 ad opera di Ch. Hartshorne e P. Weiss. Nel 1958, furono aggiunti altri due volumi, a cura di A. Burks, comprendenti lettere e recensioni. Sono stati inoltre pubblicati alcuni volumi antologici tra cui: Chance, Love and Logic, 1923 e Valuse in a Universe of Chance, 1958 (Cambridge, Massachusetts 1839 - Milford, Pennsylvania 1914).